TOSCANA BATTISTRADA DEL NUOVO ENOTURISMO

Presentazione Indagine Ceseo sulle cantine turistiche toscane Tozzi-Saccardi-Mancini-Gardini Cinelli Colombini

IDENTITARIO, FORTEMENTE INCENTRATO SUL PAESAGGIO E SUL PATRIMONIO STORICO-CULTURALE, FAMILIARE MA INNOVATIVO ECCO IL MODELLO TOSCANO DELL’ENOTURISMO

 

Presentazione Indagine Ceseo sulle cantine turistiche toscane Violante Gardini Cinelli Colombini Presidente Nazionale MTV
Presentazione Indagine Ceseo sulle cantine turistiche toscane Violante Gardini Cinelli Colombini Presidente Nazionale MTV

L’indagine è stata presentata a Firenze il I° ottobre 2025 alla presenza della Vicepresidente della Regione Stefania Saccardi, delpresidente ASET Leonardo Tozzi, della Presidente MTV Toscana Anastasia Mancini e della Presidente MTV nazionale Violante Gardini Cinelli Colombini mentre il Professor Antonello Maruotti si è collegato online.

L’analisi proviene dall’indagine effettuata alla fine del 2024 sulle cantine del Movimento Turismo del vino e elaborate per CESEO Centro Studi Enoturistici e Oleoturistici da Antonello Maruotti professore ordinario di statistica all’Università Lumsa di Roma.
Le cantine turistiche toscane mostrano un’estrema dinamicità con la commercializzazione di oltre 5 esperienze diverse ciascuna e la creazione di proposte particolare curate per un pubblico di collezionisti e wine lover altospendenti. Della stessa dinamicità fanno parte gli eventi che riguardano quasi la metà delle aziende e nel 39% dei casi hanno un contenuto culturale. Bene anche sul fronte delle proposte che uniscono la formazione all’intrattenimento come i corsi di cucina presenti nel 32% delle cantine. Unico vero neo è la chiusura domenicale che riguarda oltre la metà delle imprese (29% aperte solo su prenotazione, 24% chiuse).
La vendita diretta delle bottiglie giudicata “molto importante” dal 53% delle cantine turistiche toscane costituisce un elemento di particolare importanza vista l’erosione dei margini di guadagno avvenuta negli ultimi anni e l’introduzione dei dazi verso gli Stati Uniti primo mercato estero della produzione enologica regionale. Tuttavia il D2C ha bisogno, anche in Toscana, di essere corroborato da un miglior uso dell’e-commerce.
Nell’insieme un modello di enoturismo toscano costituisce un prototipo vincente e capace di orientare l’intera offerta nazionale.

ANALISI DI ANTONELLO MARUOTTI UNIVERSITA’ LUMSA SULL’ENOTURISMO TOSCANO

Il profilo dell’offerta toscana è fortemente identitario: quasi due cantine su tre operano con impostazione di accoglienza familiare (63%), mentre la rilevanza paesaggistica è pressoché universale (95%) e quella storico-culturale molto diffusa (74%). L’innovazione dell’offerta è presente nel 68% dei casi. Il confronto con il resto d’Italia conferma i punti di forza: la Toscana supera nettamente le altre regioni su paesaggio (95% vs 81%) e patrimonio storico-culturale (74% vs 49%), mantenendo un livello di innovazione allineato (68% in entrambe).

OLTRE 5 ESPERIENZE DIVERSE PER OGNI CANTINA

La varietà di esperienze proposte in Toscana è ampia: il 63% delle cantine offre cinque o più esperienze enoturistiche distinte, contro il 32% delle altre regioni, segno di un portafoglio più articolato e capace di intercettare pubblici diversi. A questa ampiezza corrisponde un posizionamento di prezzo coerente: l’offerta “premium” è presente nel 66% delle cantine, con un prezzo mediano di 65 euro (media 74,7; range 25–170), mentre l’esperienza “standard” si colloca su una mediana di 30 euro (media 29,7; range 10–50). In altri termini, il cuore del pricing premium gravita tra 60 e 90 euro, con punte più alte legate a contesti e contenuti di particolare pregio.

QUASI META’ DELLE CANTINE ORGANIZZA EVENTI

La programmazione di eventi contribuisce alla vitalità dell’offerta, sebbene con formati e frequenze eterogenee. Feste e concerti risultano i più ricorrenti (45% delle cantine li organizza 2–3 volte l’anno; 24% una volta; 16% quattro o più; 16% mai). Gli eventi culturali hanno una cadenza più episodica (39% una volta; 21% 2–3; 8% 4+; 32% mai). La dimensione “educational”, in particolare i corsi sul vino, è ancora poco sfruttata: il 61% non li organizza, mentre il 16% li propone con frequenza elevata. I corsi di cucina mostrano un nucleo di realtà molto attive (32% con 4+ edizioni annue), ma oltre la metà delle cantine non li offre (58%). Ne deriva un potenziale di crescita proprio sulle proposte formative e di approfondimento, che possono allungare la permanenza, aumentare lo scontrino medio e fidelizzare.

47% DELLE CANTINE TOSCANE APERTE LA DOMENICA

L’accessibilità nel weekend è buona ma migliorabile. Il sabato le cantine sono aperte nel 71% dei casi (18% su prenotazione, 11% chiuse), mentre la domenica l’apertura scende al 47% (29% su prenotazione, 24% chiuse). La domenica appare dunque sotto-sfruttata: l’estensione di fasce orarie o il ricorso a modelli “su prenotazione” potrebbe sostenere la domanda, specie nei periodi di picco.

LA VENDITA DIRETTA E’ MOLTO IMPORTANTE MA VA INCREMENTATO D’E-COMMERCE

Sul fronte commerciale, si osserva una doppia trazione: vendita diretta in cantina e export. La diretta concentra la quota più alta sul valore “molto importante” (53%), confermando la centralità del cosiddetto modello D2C nel modello enoturistico toscano. L’esportazione presenta a sua volta un profilo molto alto (47% al “molto importante”), sostenuto da brand e reputazione territoriale. L’Horeca Italia mostra una struttura “alta” ma più distribuita (37% al “importante”, 24% al “molto importante”), segno di un canale importante ma con intensità variabile tra aziende e piazze. La grande distribuzione rimane marginale per la maggioranza (picco sul livello “per nulla importante” al 47% e quote contenute sulle modalità più importanti ), mentre l’e-commerce appare in crescita ma ancora intermedio (con il baricentro tra le modalità centrali: 34% e 26%, e quote più ridotte su quelle più estreme). Il canale “per altri” è prevalentemente poco rilevante, coerente con scelte di posizionamento che privilegiano valore aggiunto e controllo del racconto.

MANCANO GLI ADDETTI FORMATI PER LA WINE HOSPITALITY

Le competenze richieste fotografano il fabbisogno formativo delle cantine su undici aree: dalla degustazione a fini turistici alla comunicazione e fidelizzazione, dal marketing turistico alla misurazione delle performance economiche, dalla creazione di eventi alla commercializzazione on/offline, dall’organizzazione del punto vendita allo sviluppo di visibilità e reputazione, fino a fotografia/video e lingue straniere. La lettura d’insieme suggerisce di dare priorità alle capacità di comunicazione e degustazione, al marketing digitale e alla presenza online, seguite dal rafforzamento delle leve commerciali e linguistiche per presidiare i flussi internazionali.
Sul fronte competenze, l’asse della comunicazione per l’accoglienza e la vendita emerge come priorità assoluta: il 63% delle cantine valuta questa area al livello “molto importante” e un ulteriore 21% al “importante”, segno che la relazione con l’ospite è percepita come leva chiave di conversione. Anche il marketing turistico è molto presidiato (47% al livello “molto importante”, 29% al “importante”), così come la visibilità/reputazione (39% al “molto importante” e 29% al “importante”), a conferma dell’importanza del racconto digitale e del posizionamento del brand territoriale. La commercializzazione online mostra un profilo ormai maturo (47% al “molto importante”, con quote aggiuntive su “importante”), mentre la conoscenza delle lingue si colloca su livelli alti (50% al “molto importante”), coerente con la vocazione internazionale della domanda. La degustazione a fini turistici presenta una distribuzione più eterogenea, segnale che il contenuto tecnico è diffuso ma può essere ulteriormente standardizzato e reso più “esperienziale”. Le aree più tecniche e di supporto—videomaking e valutazione delle performance economiche—mostrano un fabbisogno concreto ma meno universalmente prioritario rispetto ai pilastri comunicazione-marketing-lingue.

I MARGINI DELLE CANTINE SI STANNO RIDUCENDO

Gli andamenti economici evidenziano margini sotto pressione, ma con ricavi in recupero. I costi crescono nel 73% dei casi (47% +5–10%; 26% +10–25%), restano invariati per il 13% e diminuiscono per l’11%. Il fatturato, tuttavia, aumenta per circa il 58% del campione (32% +5–10%; 21% +10–25%; 5% oltre +25%), resta stabile nel 21% e cala nel 13%, con un 8% di “non sa”. In sintesi: la dinamica dei prezzi e l’arricchimento dell’offerta sembrano aver sostenuto i ricavi nonostante l’inflazione dei costi.

CONSIGLI PER MIGLIORARE

Da queste evidenze emergono alcune implicazioni operative. In primo luogo, conviene valorizzare la domenica con più slot su prenotazione e micro-eventi culturali, per distribuire i flussi e aumentare la capacità di accoglienza senza irrigidire i costi fissi. In secondo luogo, il product mix può consolidare il price-point premium tra 60 e 90 euro, affiancando un tier “aspirazionale” oltre i 100 euro per esperienze ad alto contenuto storico-paesaggistico. Terzo, la crescita passa dall’ampliamento dei format educational: mini-corsi di vino da 60–120 minuti ridurrebbero la quota di cantine “inattive” su questo fronte e aumenterebbero lo scontrino medio. Infine, l’ottimizzazione del mix distributivo—soprattutto diretto ed e-commerce—e un piano formativo mirato su comunicazione, marketing digitale e lingue favorirebbero la conversione e la fidelizzazione dei mercati target.